Piovre #1: Le mete esotiche

Tre settimane di governo Trump e già non ci si capisce più un cazzo… Devo dire, complimenti per la rapidità. Tra dichiarazioni folli di revisionismo geografico, di guerre economiche – e gesti quantomeno controversi – la nuova amministrazione statunitense sta assolutamente rispettando le aspettative.

Il 5 febbraio scorso, a Washington, il vertice tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu ha dato vita ad un’idea visionaria sul futuro di Gaza: con 2 milioni di gazawi sfollati e le nuove pressioni israeliane nella Cisgiordania occupata, perché non inventarsi l’ennesima cazzata propagandistica?

(Si spera, naturalmente…)

Trasformare Gaza nella ‘Riviera del Medio Oriente’ è la fase 2 del piano dei due capi di stato per la pulizia etnica della Palestina, adesso trasformatasi proprio in sfollamento e espropriazione forzati, che tecnicamente sarebbero reati internazionali, ma la conosciamo l’attuale reputazione della Cpi. E la già ben constatabile follia di queste volontà si accompagna bene con alcune dichiarazioni del presidente USA, che in merito ha detto: “Spero che potremo fare qualcosa di bello, talmente bello che non vorranno ritornare (i gazawi, n.d.a.). Perché tornare? Quel posto è stato un inferno”. Certo, dopo aver vissuto 15 mesi sotto le bombe, sarebbe meglio cambiare aria.

Mi chiedo come saranno contenti gli stati della Lega araba nel sapere di avere una vera e propria enclave americana in Medio Oriente, o come l’Egitto, il Libano o l’Arabia Saudita non aspettino altro che accollarsi quel numero di profughi. Mi chiedo, più che altro, che fine abbiano fatto l’isolazionismo e la politica del disimpegno promessi in campagna elettorale. Evidentemente l’uomo arancione è buono solo a dire stronzate.

Sperando che Gaza non diventi l’ennesima meta Erasmus per studenti annoiati.